la chiesa parrocchiale di Santa Maria maggiore

L’intitolazione a Santa Maria Maggiore, diffusa in molte chiese d’Italia, rimanda all’omonima basilica romana, ed è legata al miracolo della Madonna della Neve: una nevicata che sarebbe avvenuta il 5 agosto del 352 d.C. sul colle dell’Esquilino, con cui la Vergine avrebbe segnalato a papa Liberio e al patrizio Giovanni il luogo dove doveva sorgere la chiesa a Lei dedicata.

l'interno

L’aspetto attuale della parrocchia di Sirmione presenta schemi planimetrici e d’alzato in uso nel XV secolo, ha pianta a navata unica conclusa da un’abside poligonale con copertura ad ombrello; lo spazio interno è scandito da pilastri che sorreggono gli arconi del soffitto, realizzato con travi a vista e pianellato in cotto.

la statua lignea della Vergine

Gli affreschi conservati sui pilastri, datati entro il 1510, hanno fatto ritenere che la fabbrica fosse terminata entro i primi anni del XVI secolo. All’interno della parrocchiale, però, sulla parete settentrionale, sono conservati una serie di dipinti murali appartenenti al XIV secolo, scoperti durante i lavori di restauro effettuati tra il 1923 e il 1943, non corrispondenti al restante complesso architettonico. È stato ipotizzato che questo muro possa essere parte della fortificazione medievale, contro la quale era addossata la precedente pieve di san Martino e, quindi, che le pitture rimaste siano quelle appartenenti all’antica chiesa, inglobata nella costruzione quattrocentesca. Il lato settentrionale del recinto difensivo iniziava con una torretta tuttora conservata sullo spigolo nord-est, oltre l’abside, e lambiva la chiesa stessa fornendole la parete settentrionale, per poi proseguire a lato del campanile e terminare all’altra estremità della penisola. San Martino è nominata già in un importante documento del 765, e anche in una bolla papale del 1145, in cui vengono enumerate le pievi soggette alla giurisdizione del vescovo di Verona.

L’unico atto ritrovato finora relativo all’edificazione della chiesa è il testamento del parroco Giovanni de Bissi, datato 1450, con cui il sacerdote impegnava sé i suoi eredi al versamento di una somma di denaro per la fabbrica della chiesa. Questo non chiarisce se in quell’anno la chiesa di san Martino sia stata demolita e se Santa Maria Maggiore fosse in fase di realizzazione o già terminata. Altri studiosi invece ritengono che la chiesa sia presente già nella carta topografica, nota come carta dell’Almagià, conservata presso l’Archivio di Stato di Venezia, datata agli anni 1439-1441.


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