San Pietro in Mavino

Cinzia Pasini

l'esterno della chiesa

L’esistenza di san Pietro in Mavinas è attestata in epoca longobarda da un documento datato 13 giugno 765, in cui risulta essere una delle chiese beneficiate da Cunimondo, personaggio di rilievo della corte regia di Pavia, a cui erano stati confiscati i beni a causa dell’assassinio di Maniperrto, cortigiano della regina longobarda, Ansa. I suoi possedmenti furono assegnati al monastero bresciano di San Salvatore, poi Santa Giulia, e alle tre chiese allora esistenti a Sirmione: San Martino, San Vito e san Pietro. Il culto di quest’ultimo santo si diffuse fra i Longobardi nei secoli VII e VIII, quando si convertirono dall’arianesimo al cattolicesimo. Il nome della località che accompagna la chiesetta (Mavino o Mavinas) ha un’etimologia non ancora chiarita, che potrebbe riferirsi al nome dell’antico proprietario del fondo (Mabinus) oppure alla sua collocazione in summa vinea, cioè “nella vigna più alta” della penisola.

A partire dall’Ottocento, la chiesa è stata oggetto di molti studi che ne hanno delineato varie fasi costruttive dall’VIII secolo fino ai restauri di XIX-XX secolo. Una recente campagna di scavo archeologico ha stabilito una fondazione della chiesa tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, periodo in cui si è svolta l’evangelizzazione dell’area gardesana, con un precoce e intensivo uso funerario della chiesa che ha portato a indagare circa 200 tombe relative a più fasi cimiteriali, databili dalla fondazione fino all’era rinascimentale.

La chiesa subì un importante intervento intorno al 1320-21, quando fu rialzata, restaurata, ampliata e decorata, come indica un’incisione su un mattone posto in facciata con la data A.D. MCCCXX, e dalla data 1321 riportata su un affresco all’interno. I verbali delle visite pastorali dal XVI al XVIII secolo la descrivono come chiesa campestre, abitata da un eremita. Dopo il 1630 fu eretta l’unica cappella laterale, dedicata a san Nicola da Tolentino: è stato infatti ipotizzato che in questo periodo la chiesa sia stata adibita a lazzaretto per gli appestati. L’edificio attuale si presenta con pianta ad aula unica e presbiterio triabsidato: sulla parete meridionale esterna è addossato il campanile in stile romanico.

La chiesa un ricco patrimonio pittorico databile dal XIII al XVI secolo, con una concentrazione di dipinti murali appartenenti al Trecento, in particolare al ciclo datato al 1321 che ha interessato le tre absidi, la zona dei muri perimetrali più vicina ad esse e un frammento in controfacciata.

La direzione di lettura degli affreschi inizia dalla controfacciata e prosegue con la parete destra seguendo il perimetro della chiesa.


Da la Chiesa di San Pietro in Mavino, di Cinzia Pasini


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